Il progetto ISES: Intrusione Salina E Subsidenza nel bacino scolante meridionale della Laguna di Venezia

L. Carbognin, L. Tosi
Istituto per lo Studio della Dinamica delle Grandi Masse, CNR, Venezia, Italy

P. Teatini
Dept. Mathematical Methods and Models for Scientific Applications, University of Padova, Padova, Italy



SOMMARIO

Il Progetto ISES (Intrusione Salina E Subsidenza) nasce nel 1999 per iniziativa congiunta della Provincia di Venezia e del CNR-ISDGM con lo scopo di approfondire gli studi relativi ai processi di intrusione di acque saline nel sottosuolo e di subsidenza che coinvolgono in modo assolutamente preoccupante molte aree del bacino scolante meridionale della laguna di Venezia. ISES e' finanziato dalle Province di Venezia e Padova, dal Comune di Chioggia, CNR, Magistrato alle Acque di Venezia, dai Consorzi di Bonifica Adige-Bacchiglione, Bacchiglione-Brenta, e Delta Po-Adige ed e' patrocinato dall'Autorità di bacino del Fiume Adige e dal Consorzio di Bonifica Polesine-Adige-Canal Bianco.
L'area di studio ISES appartiene dunque al bacino scolante meridionale, ma per quanto concerne l'altimetria e' stato possibile quotare e analizzare l'intera rete di livellazione che si estende nel territorio.
Il problema della salinizzazione delle acque sotterranee e' presente in quasi tutto il comprensorio meridionale veneziano e nella Provincia di Padova relativamente all'area prospiciente il margine lagunare, con particolare gravita' nei settori interessati dalle piu' recenti bonifiche. Qui il processo naturale dell'intrusione di acqua salata dovuta alla vicinanza del mare e della laguna e' aggravato da una serie di fattori. Un primo fattore e' la quota critica del territorio (fino a 4 metri sotto il livello del mare), a cui si associa la necessita' di mantenere la superficie della falda al di sotto del piano campagna attraverso una rete di bonifica che restituisce le acque in laguna per mezzo di idrovore. Inoltre, significativa risulta essere la dispersione dagli alvei, spesso pensili, di fiumi (Adige, Brenta, Bacchiglione) e canali (Valle e Gorzone) nei quali l'acqua marina e lagunare risale per parecchi chilometri durante la fase crescente di marea e/o nei periodi di magra. Oltre alle falde superficiali, sono soggette a contaminazione salina anche le falde artesiane talvolta già intorno a 300 m a causa della presenza di acque fossili in tutto il comprensorio Veneziano.
Gli obiettivi del sottoprogetto intrusione salina sono la valutazione dell'estensione e della gravita' del processo, la determinazione dei meccanismi che lo originano e regolano e l'istituzione di una rete di monitoraggio degli acquiferi e della rete idrografica che consenta di gestire in modo appropriato le risorse idriche. Per la valutazione dell'estensione della contaminazione salina sono stati utilizzati oltre 250 Sondaggi Elettrici Verticali, di cui 170 di nuova esecuzione, e sono state eseguite quasi mille determinazioni del tenore salino nell'acqua di pozzi freatici ed artesiani, nonche' dei fiumi, canali e scoli della rete di bonifica attraverso misure di conducibilità elettrica e temperatura. Il censimento dei pozzi (circa 500) e quello delle stratigrafie (circa 600) hanno inoltre integrato le informazioni acquisite in sito.
Mediante sondaggi a carotaggio continuo, sono stati successivamente installati 22 piezometri a profondità comprese tra 15 e 25 m; uno a profondità di 50 e due a 100 m sono in fase di esecuzione. Questi ed altri pozzi-piezometri selezionati tra quelli censiti costituiscono la nuova rete di monitoraggio delle acque sotterranee che e' composta da circa 100 punti di controllo. Per quanto riguarda la rete di monitoraggio delle acque superficiali, questa e' costituita da 142 punti di primo ordine per il monitoraggio annuale e da 55 punti di secondo ordine per quello stagionale.
I risultati dello studio preliminare hanno evidenziato che il settore litoraneo e quello di entroterra presentano entita' e modalita' di propagazione della contaminazione salina differenti. Nella fascia litoranea, costituita principalmente da sabbie di dune eoliche e di antichi cordoni litoranei, con altimetria media di circa 2 metri al di sopra del medio mare, risiede una lente di acqua dolce di spessore pari a 5-10 m che contrasta la risalita dell'acqua salata. Al di sotto la contaminazione salina e' generalmente presente fino a 60-70 m (primo/secondo acquifero del sistema multiacquifero artesiano) e, per le acque fossili, oltre i 200-300 m. Nel settore di entroterra invece, lo spessore dell'acqua dolce nella falda freatica e' generalmente ridotto a meno di 1-2 m a causa del contemporaneo verificarsi di una ridotta altimetria del territorio e della dispersione dai fiumi e canali dell'acqua di marea.
Il Sottoprogetto Intrusione Salina e' in fase avanzata ma non conclusa: le ultime analisi e l’interpretazione finale saranno completate infatti nei prossimi mesi.
Il sottoprogetto subsidenza viceversa si e' concluso di recente e ha visto come obiettivo principale l'istituzione di una nuova rete di monitoraggio altimetrico ed il collegamento della stessa con quella esistente. La rete di monitoraggio altimetrico ISES si sviluppa in di due zone: la zona Sud, piu' propriamente detta area ISES in quanto e' relativa all'area di studio dell'omonimo progetto, dove la fitta rete di livellazione e' quasi completamente di nuova istituzione, e la zona Nord che e' riferita alle esistenti linee di livellazione del settore circumlagunare settentrionale.
L'intera a rete, che d'ora in avanti si chiamera' Rete ISES ed e' la rete di riferimento altimetrico ufficiale per le livellazioni del comprensorio Veneziano-Padovano, e' composta da 53 linee, che formano 34 poligoni chiusi autocontrollati e 6 linee di livellazione a sbalzo per un totale di 775 km di estensione. In totale sono stati livellati 870 capisaldi, e su 119 di questi sono state effettuate contemporaneamente anche misure GPS. La rete ha come punti di riferimento tre settori storicamente ritenuti stabili: i Colli Euganei, Treviso e le Colline Trevigiane.
L'analisi dei movimenti verticali dal 1993 al 2000 ha evidenziato tassi di subsidenza non trascurabili nei settori litorali di Cavallino e Jesolo, che sono significativamente aumentati rispetto a quelli emersi dall'’analisi per il periodo 1973-1993. Questo recente incremento di subsidenza sembrerebbe correlato all'aumento dello sfruttamento artesiano localizzato in questo settore. Meno critica ma da mantenere assolutamente sotto osservazione e' invece la subsidenza del litorale di Lido. Il settore di Pellestrina viceversa, sembra aver beneficiato degli estesi interventi di consolidazione e recupero e si presenta stabile. La subsidenza dei settori litoranei, con particolare riferimento al tratto settentrionale, potrebbe comportare anche l'aumento dei processi erosivi dei bassi fondali. Pur non potendo procedere ad una specifica analisi correlativa in considerazione dei modesti valori in gioco, tale correlazione e' già stata rilevata nel 1992 ove si e' osservato che agli incrementi di pendenza dei fondali (fino all’isobata dei 5 m) corrispondono i punti di maggior subsidenza litoranea. E' da segnalare infine la permanenza del picco di subsidenza in prossimita' della zona di Valli (laguna meridionale) ove le cause non sono state ancora ben definite e quantificate. Si ipotizzano tra l'altro sia fenomeni di perdita di massa a causa dell'ossidazione delle torbe, particolarmente abbondanti in quest'area di bonifica, sia fenomeni neotettonici. L'abbassamento di questo settore aggrava seriamente la gia' critica situazione di rischio idrogeologico (esondazioni, intrusione salina, ecc.).

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